IL MODELLISMO FERROVIARIO
Il modellismo ferroviario, come il collezionismo automobilistico, è senz’altro una tra le collezioni che vanta una più antica tradizione. L’evoluzione è passata attraverso numerose innovazioni tecniche: i modelli manuali sono passati da meccanici ed infine elettrici e la loro realizzazione ha visto succedersi diversi materiali, dalla latta alla fusione di ferro, alla plastica. I treni giocattolo sono esistiti da quando esistono i treni reali, passando dai modellini di epoca vittoriana che utlizzavano il vapore vero e proprio e altre tecnologie, ma e’ poi alla fine dell’800 in Germania che escono le prime scatole di montaggio. Da li’ in poi la storia di questa vera e propria mania ha subito varie evoluzioni che lasciamo in lettura sui siti del settore. Quello che pero’ i non-appasionati non sanno, e’ che nelle case degli appassionati esistono modellini da migliaia di euro.. e che alcuni di questi modelli presentano parti mancanti, che solo una mano abilissima potrebbe sostituire, vista l’impossibillita’ di trovare ricambi originali.
Approccio. Partendo dal presupposto che chi intende replicare alcune parti di un trenino costoso deve lavorare in maniera accurata e deve avere parecchie immagini del modello completo, e da parecchie angolazioni aggiungiamo, l’approccio consiste ovviamente nella disegnazione delle parti e della stampa delle stesse ( a cui ovviamente seguira’ una verniciatura, ma che qui non affronteremo ). La scelta del programma di modellazione tridimensionale e’ a completa discrezione del disegnatore, mentre la stampa deve essere indirizzata senza dubbio verso una macchina precisa e in grado di garantire ottimi dettagli, anche senza ricorrere necessariamente a sistemi costosi.
Modellazione. Come i disegnatori al computer sanno, ma forse i modellisti ferroviari no, esistono software per disegnare per ogni tasca ma soprattutto con approcci differenti: modellatori solidi, parametrici o non, modellatori per superfici, ibridi, ecc. Alcuni di essi consentono di visualizzare la storia dei comandi, ma soprattutto consentono di modificare i valori di ogni singolo comando apportato. Cosi’, se si e’ creato un cilindro raggio 5 con raccordi raggio 0.5, e ci si accorge a fine disegno che invece volevamo tutto in scala doppia, con un modellatore parametrico possiamo sempre tornare sui nostri passi e modificare al bisogno. Se invece siamo molto sicuri di noi stessi possiamo farne a meno, .. e rifare tutto in casi non desiderati. Altre volte pero’ possiamo essere spinti verso un particolare software perche’ e’ semplice da usare, perche’ e’ popolare e chiunque lo conosce e darci una mano, perche’ si possono fare tante cose e l’interfaccia ci piace un sacco.. e se poi non si puo’ tornare sui propri passi, pazienza!
Per il caso presentato nell’articolo, si e’ appunto utlizzato un programma popolare e non parametrico, Rhinoceros. Le parti da sostituire erano parecchie, sufficientemente dettagliate, ed il software bene si approccia a questo tipo di forme: le parti in questione, come anticipate nell’immagine in evidenza, erano piu’ che altro flange, elementi di rivoluzione con bulloni ( poi approssimati date le dimensioni ridottissime ), ecc. Certo, un modellatore meccanico poteva essere ancora meglio, ma le superfici sono comunque il pane per questo popolarissimo software.
Stampa. Senza riprendere quanto scritto nell’articolo, per delle parti cosi’ piccole ( si veda il confronto con la moneta ) la stampante FFF o FDM non e’ assolutamente consigliabile. I microfori, le sagome dei dadi e delle viti, perderebbero anche la semplice approssimazione della forma originale, senza parlare dei layer che risulterebbero visibili e la minima rugosita’ superficiale che comunque esisterebbe. Per questo motivo la scelta si e’ spostata su una Formlabs con tecnologia SLA ( ma anche una DLP sarebbe andata bene allo stesso modo. Il risultato? Beh giudicatelo voi.
Approfondisci. In questo breve sunto abbiamo volutamente tagliare tutto cio’ che abbiamo gia’ esplicato nell’articolo in collaborazione con i nostri amici, e a cui rimandiamo.