Esplorare la bellezza: digitalizzare le opere di Nazareno Biondo

Un contributo alla diffusione di NFT

   “Io sono una persona (sorriso). Vivo su questo pianeta. Faccio sculture di marmo.” Questo è l’incipit di una simpatica intervista concessa ad Artlife (https://artslife.com/2024/06/22/wuf-basel-2024-10-nazareno-biondo-interview/) in cui un ancora giovane e grande artista Nazareno Biondo si racconta, a partire dal concetto di base di raccontare la società attraverso l’uso degli oggetti quotidiani. 

 Oggetti quotidiani che assumono un valore diverso da quello che si intendeva con la Pop Art, dove si colpiva l’attenzione del visitatore sfruttando l’aspetto negativo dell’eccessiva commercializzazione, rendendo cosciente lo spettatore della vacuità dell’oggetto feticcio. Nazareno invece non dà giudizio in merito, osserva l’oggetto che viene ingrandito, magnificato, adatto ad essere finalmente guardato per quello che è: una nostra compagnia di qualche momento, che sia una cicca di sigaretta, un tappo, dei soldi, tutto ciò che fa vita quotidiana e che non ha di per sè necessariamente una connotazione positiva o negativa.

 

  Biondo preferisce il marmo, sebbene abbia sperimentato materiali, perchè il marmo persiste, è indistruttibile anche se venisse una catastrofe, dice lui, e si lavora per sottrazione. Perchè sì, questo artista anche lui non aggiunge, ma semmai toglie, crea tanta polvere, pezzi di marmo che non sono mai scarti ma materiale da scolpire ancora, butta via solo negatività per consegnarci qualcosa da osservare. Ed ecco che anche la sua splendida casa – bottega è ridotta all’essenziale per il superfluo e al tanto per le opere, in una specie di bolla atemporale che potrebbe essere trovata intatta tra mille anni così comè e avere conservato in toto la bellezza.

Veniamo a noi: conosco l’artista in un cordiale incontro in cui per la prima volta sento parlare di NFT. Per chi non li conosce, consiste in un file in vario formato (gif, video) atto a riprodurre un’opera esistente o quasi sempre come opera a se, criptata con meccanismo di blochchain per essere pezzo unico. Il file NFT assume valore (spesso molto rilevante) secondo un meccanismo di valutazione dell’artista, della moda a cui appartiene l’opera, il numero di compravendite, ecc. Anche se non sono la persona più giusta per spiegare il sistema, si sappia soltanto che pur essendo il file digitale, non è riproducibile in quanto criptato al pari del bitcoin.

  La riproducibilità dell’opera d’arte in questa epoca, parafrasando Benjamin, qui non si compie.

  Le scansioni: fotogrammetria per pezzi piccoli (mazzette di denaro, “bitcoin” immaginati come pezzi fisici, lingotti), luce strutturata per il pezzo medio (chiave), laser per quello grande (vespa). Fondamentale la resa cromatica delle banconote ma soprattutto per i lingotti, immaginati provocatoriamente e intelligentemente come “fake gold”.

  Che dire di questa esperienza: bellissima. Proprio perchè lo stare lì dove tutto nasceva, vedere l’artista creare o correggere in tempo reale (ricordiamo senza aiuti, senza robotica, solo mezzi tradizionali e scultura manuale da un pesante blocco di amrmo, al contrario di altri artisti che impongono solo un concept iniziale e una firma finale) è un ricordo da portarsi dietro. Grazie Nazareno per quello che fai e rimani nel tuo tempo sospeso.