La scoperta inaspettata

Ricostruzione plastica del Rivellino degli Invalidi

   Esistono ancora sorprese inaspettate di tipo archeologico, quando gli scavi sono eseguiti per lavori civili? Sì, succede spesso nel nostro vecchio paese, ma è meno prevedibile quando si scava per un parcheggio in una zona che si credeva sicuramente libera e utilizzabile.

   E’ quanto è successo nel 2015, quando durante i lavori preliminari per un nuovo deposito di auto in zona centrale di Torino (corso Galileo Ferraris per la precisione) ci si imbatté in tratti di vecchie mura, e da lì la scoperta di una zona annessa alla vecchia Cittadella della città, che si riteneva perduta. Inquadriamo la scoperta: nella zona tra Corso Galileo e Via Cernaia sorge ancora ciò che resta della seicentesca fortificazione che difendeva la città, cioè la cittadella, ottimamente conservata e visitabile. Da qui partono alcune gallerie che si connettono con il vicino Museo Pietro Micca, a memoria dell’episodio legato all’assedio di inizio ‘700. Queste fortificazioni erano affiancate terrapieni difensivi e comprensivi di locali di deposito polveri esplosive denominate Rivellini, e in particolare per quella in questione si era legata la denominazione “degli invalidi” perché, con tutta probabilità, le persone di servizio erano invalidi di guerra.

 

Secondo quanto riportato nella brochure esplicativa, la dismissione d’uso della Cittadella portò alla demolizione del rivellino e alla chiusura di due gallerie che mettevano in comunicazione la stessa con le polveriere, e quindi alla dimenticanza di questi locali. Sebbene una parte delle opere è stata demolita erroneamente durante lo scavo, ora l’area risulta visitabile tramite un accesso indipendente, da cui si scende per circa sei metri trovandosi di fronte al primo muro di riparo. Da lì un ambiente con passaggi, rampe, la vecchia polveriera, i posti di guardia, per una lunghezza di una trentina di metri.

   Un particolare ringraziamento anche alla rivista Torino Storia, che ci ha gentilmente recuperato e indicato due numeri della loro splendida rivista dove si tracciava la storia della cittadella e del rivellino.

Parliamo del progetto di visibilità ideato da Profilo Design, società torinese che ha proposto alla scuola ITS – Meccatronica Aerospazio l’idea di realizzare un plastico e strumenti di comunicazione da lasciare in permanenza e gratuitamente all’interno dell’area. Progetto quindi con duplice scopo: far lavorare gli studenti su un modello in additive, e donare alla città una riproduzione dettagliata dell’area. Sotto, a destra, è visibile l’ingresso nell’area pedonale del corso.

 

 

   La decisione dei docenti ha quindi deciso di procedere tecnicamente in questa direzione: 1) scansione dell’area tramite scanner ambientale 2) disegnazione al cad per un modello preciso e dettagliato 3) riproduzione di due modelli (uno didattico per l’infanzia e uno in vista) 4) ricostruzione dell’intero complesso del rivellino nella sua forma originaria, comprensivo di torre di guardia 5) materiali informativi da lasciare in permanenza.

La scansione dell’area è stata organizzata dalla ditta Rogo Technologies, con il gentilissimo Riccardo Gosetti che ci ha portato il primo esemplare di scanner slam portatile per una completa manovrabilità in un ambiente chiuso. Una scelta veramente azzeccata che ci ha restituito una nuvola di punti fedele ed accurata su cui lavorare. Grazie ancora.

 

 

   La seconda fase, su cui ci siamo cimentati noi, è stato il completo reverse engineering a partire da una mesh che, come sa chi opera con i lidar, è ben poco dettagliata. La complicazione della operazione fu causata non tanto dal numero di muri da ritracciare, ma purtroppo da una forma molto irregolare, piena di pareti inclinate, passaggi con cambio di sezione, è una discreta difficoltà nel capire la forma totale, visto che certi pavimenti su cui siamo passati per la scansione erano in realtà i soffitti dei camminamenti. Utilizzando Autodesk Fusion per il modello si è giunti al seguente risultato.

 

 

   Concluso il modello e trasformato in mesh, la riproduzione è stata eseguita in stereolitografia. Questa fase è stata interamente eseguita dai bravissimi studenti con l’aiuto dei tecnici di laboratorio, mentre Profilo Design ha ricostruito prima virtualmente e poi in plastico l’area totale in cui la scansione si inseriva.